Juventus, il secolo degli Agnelli by Guido Vaciago

Juventus, il secolo degli Agnelli by Guido Vaciago

autore:Guido Vaciago [Vaciago, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2023-07-27T12:00:00+00:00


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La Juve di ferro negli Anni di piombo

«BONIPERTI, c’è bisogno di lei alla Juventus.» All’inizio di luglio del 1971, alle prime ore del giorno, la prima telefonata dell’Avvocato è partita da Villa Frescot per cambiare la storia della Juventus. Catella ha gestito il club per nove stagioni, ha vinto uno scudetto e una Coppa Italia, ma ha soprattutto fatto vivacchiare la Juventus a ridosso dei primi posti, senza competere con continuità per il titolo. Gianni Agnelli non lo può più accettare: un uomo che nello sport cerca le emozioni forti rifiuta un tale limbo agonistico per la Juventus, la sua Juventus. Non è arrabbiato. Peggio: è annoiato.

Giampiero Boniperti ha svolto compiti dirigenziali con Catella, orbitando sempre intorno al club, ma senza avere mai abbastanza potere per decidere. La proposta che gli arriva quella mattina è di diventare presidente esecutivo, il numero uno della società alla quale ha dedicato la propria vita e che ama in modo totale. Boniperti stesso racconterà in privato di aver dovuto trattenere la commozione durante quella telefonata, volendo mantenere il contegno sabaudo a cui si è sempre ispirato per maneggiare le emozioni e che è la modalità preferita dall’Avvocato, uomo assai asciutto in queste situazioni. «Certamente, Avvocato, mi metto a disposizione con orgoglio e gioia per riportare la nostra Juventus dove merita.»

Il 13 luglio 1971, con l’insediamento ufficiale nella sede di Galleria San Federico, nel cuore di Torino, inizia dunque l’era Boniperti. E inizia la dinamica fra Boniperti stesso e Gianni Agnelli, che sarà destinata a caratterizzare un ventennio, fra battute, vertici segreti e un’enorme stima reciproca. Si scelgono subito i ruoli, come in una commedia: Boniperti è il pragmatico, Agnelli il sognatore; Boniperti è prudente, Agnelli vuole osare; Boniperti costruisce il futuro, Agnelli si gode il presente. Involontariamente incarnano le due nature del tifo juventino, che ha sempre una forte vena bonipertiana, improntata alla concretezza, al «vincere è l’unica cosa che conta», alla cattiveria agonistica, ma è anche ispirato dall’aristocratica visione dell’Avvocato, che vuole divertirsi e ama le emozioni forti, l’estetica calcistica, la fantasia che possa illuminare all’improvviso una partita.

Sul palco della Juventus vanno in scena tutti e due, intrecciando dal 1971 al 1990 il DNA moderno del club, educando alla loro forma di juventinismo generazioni di tifosi, milioni di persone che in un ventennio hanno visto vincere tutto, e più volte, alla propria squadra, hanno visto passare quasi tutti i migliori giocatori, hanno esultato per un Mondiale conquistato con sei bianconeri nell’undici titolare, hanno visto consacrare la Juventus nell’olimpo del calcio.

Gianni Agnelli porta a termine un progetto iniziato dal padre nel 1923 e interrotto con la sua morte. Sì, c’erano stati dei momenti vincenti, con la sua presidenza negli anni Cinquanta e poi con il fratello Umberto tra i Cinquanta e i Sessanta, ma l’idea di dominio lungo e costante che aveva in mente Edoardo trova applicazione con il binomio Avvocato-Boniperti nel corso di un periodo che, peraltro, segna la fine del calcio classico e l’inizio di una nuova era, sia a livello tecnico sia sotto l’aspetto del business.



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